Garmendia & Cordero Arquitectos | La iglesia de Tas

by Jean Jacques Colangelo

Project Info

Architetto: Garmendia & Cordero Arquitectos
Progetto: La iglesia de Tas
Luogo: Sopuerta, Spagna
Area: 190 m²
Anno: 2019
Categoria: Casa, Restauro
Immagini © Carlos Garmendia Fernández

Ogni modifica nell’uso di uno spazio richiede una serie di azioni inerenti alle nuove esigenze.
In questa occasione, il compito della trasformazione è stato tanto motivante quanto eccezionale: trasformare una chiesa rinascimentale in una casa abbandonata. Durante l’intero processo sono stati utilizzati tre concetti come road map: la storia, il cliente e il progetto inteso come prologo.

La storia
L’intervento è stato effettuato su una piccola chiesa (poco più di una cappella) costruita nella seconda metà del XVI secolo e che ha subito un importante rifacimento in termini neoclassici alla fine del XVIII secolo, aumentandone l’altezza e aggiungendo, tra l’altro, un campanile e un abbeveratoio.
Nel momento in cui la nostra iniziativa è stata presa in considerazione, l’edificio era senza tetto, crollato all’interno e in un preoccupante stato di instabilità strutturale.
Situato nel quartiere di Las Barrietas, all’interno del comune di Sopuerta e circondato da una dozzina di edifici isolati, occupa una posizione privilegiata all’interno di un sito circondato da montagne rigogliose di vegetazione. In ogni momento è stata data priorità all’idea di intervenire nel modo più sensibile possibile, toccando la chiesa solo quando non c’era altra alternativa, comprendendo l’azione come un elemento alieno inserito all’interno di una rovina.

Il cliente
Ogni intervento ruota attorno ad un cliente o almeno ad un utente destinato ad abitare quel progetto ma, in questo caso, questa figura acquista ancora più importanza.
Il modo di pensare l’abitazione è direttamente legato allo stile di vita dell’abitante e, in quanto tale, questo progetto è la conseguenza del desiderio di addomesticare uno spazio insolito, di farlo nel rispetto della storia precedente ma con concetti contemporanei, di capire l’abitazione come spazio aperto e di avvicinarsi alla casa come luogo di incontro, come occasione di socializzazione dell’architettura abitativa.
Così, questo progetto ha finito per essere progettato “a due mani”, disegnate da entrambi gli attori in senso letterale, condividendo preoccupazioni, conoscenze, aspirazioni e ossessioni. Il committente, diventa il creatore del progetto dall’inizio alla fine.

Il progetto come prologo
Così è stato inteso fin dal primo momento, come un compito di progettazione esteso nel tempo che si evolveva contemporaneamente all’opera e che, una volta terminato il lavoro dell’architetto, avrebbe continuato a crescere con l’aiuto di Tas.
E lo farà seguendo le stesse premesse segnate fin dall’inizio e sotto le quali si è svolto il nostro intervento. Lo farà rispettando ciò che già faceva, lasciando ben visibile ciò che si genera nel presente, affrontando volontariamente e consapevolmente la storia dell’edificio precedente, senza toccare o mascherare le cicatrici che mostrano i suoi viaggi quasi direttamente come farebbe un racconto letterario con i nuovi elementi che costituiscono la nuova architettura. Lo farà assumendo le conseguenze che un cambio di destinazione d’uso comporta, il cambiamento di scala che implica la generazione di una casa all’interno di quella che è stata concepita come una chiesa, nella diversa luce e nelle diverse esigenze ambientali che ne segnano la nuova vita.
E lo farà comprendendo come quel nuovo spazio ha acquisito un nuovo valore, come è stato possibile, senza dimenticare il passato, trasformare uno spazio di culto in una casa.

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